La mostra di Lichtenstein al Mudec di Milano presenta una grande retrospettiva dell'artista americano, protagonista della Pop Art al pari di Andy Warhol e noto per la sua arte inconfondibile, rappresentata da prestiti di importanti musei e collezioni private americane ed europei.
Gli esordi di Lichtenstein si ispirano all'arte Cubista ed Espressionista, ma fin da subito la sua arte poliedrica e curiosa si muove tra design, decorazione, fumetto e pittura, guarda all'Espressionismo astratto di Pollock e insieme al mondo dei cartoni animati, fino ad approdare a quello stile puntinato inconfondibile che ne ha fatto uno degli artisti più noti e più iconici del Novecento.
Spaziando tra le suggestioni del Cubismo, del Futurismo, del Surrealismo e del muralismo, una sezione della mostra è inoltre dedicata al delicato e complesso rapporto che Lichtenstein ebbe con l'arte Orientale, creando un ponte ideale con la mostra Sogni d'Oriente in programma a Milano in autunno.
Le sue opere, pur guardando all'arte "alta" della tradizione storica, si fanno veicolo del mondo contemporaneo in cui la sovraesposizione agli stimoli comunicativi più differenti, confondono la percezione e la amplificano, nello stesso modo in cui la dilatazione delle immagini fotografiche che costituisce le sue opere, cessa di essere fotografia trasformandosi in qualcosa che, viceversa, si allontana dalla fedele rappresentazione del reale.
La mostra di Lichtenstein a Milano diventa dunque un'occasione per osservare gli sviluppi dell'arte moderna e della Pop Art, ma anche un'occasione per interrogarsi sul senso della comunicazione, dei suoi eccessi e della sua percezione, con letture artistiche ed extra artistiche assolutamente attuali.
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