SAN SIRO ALLA VEPRA E VILLA TRISTE


 

Documentata fin dal IX secolo, quando dipendeva da Sant'Ambrogio, la chiesa di San Siro alla Vepra dava il nome all'antico borgo rurale di San Siro, attraversato dalla Vepra, canale che convogliava in città le acque dell'Olona. Considerata nel medioevo la più importante chiesa della zona di porta Vercellina, fu ricostruita tra il 1454 e il 1482 secondo i modi dell'architettura solariana, a Milano ben esemplificata da Santa Maria delle Grazie, da San Pietro in Gessate e dall'Abbazia di Casoretto. Dell'edificio quattrocentesco restano oggi le absidi in cotto, scandite da lesene, in quanto nel Seicento i Pecchi, proprietari dell'area, demolirono buona parte della struttura originaria per addossarvi una casa colonica.

 

Il complesso subì ulteriori modifiche nei primi anni del Novecento quando la famiglia Fossati, entrata in possesso della chiesa, la fece restaurare commissionando all'architetto Adolfo Zacchi una residenza in stile neorinascimentale addossata ai resti dell'edificio religioso. Abbandonata durante la seconda guerra mondiale, nell'agosto 1944 la residenza diventò sede della Banda Koch, protagonista di terribili torture ai danni degli oppositori del nazifascismo, acquisendo così la denominazione popolare di Villa Triste. Chiusa nel settembre dello stesso anno per iniziativa del Ministro della giustizia Piero Pisenti che diede seguito alle proteste dei cittadini milanesi e da quelle dello stesso arcivescovo Schuster, la villa è ora gestita, al pari della chiesa di San Siro alla Vepra, dalle Suore Missionarie dell'Immacolata, che ci apriranno le loro porte per permetterci di entrare in un luogo che sembra essere rimasto sospeso nel tempo...

 

Partendo da una contestualizzazione storica sull'evoluzione del quartiere, oggi segnato dai due grandi progetti di riqualificazione della zona fiera, Portello e City Life, la visita guidata a San Siro alla Vepra e Villa Triste vi porterà alla scoperta degli importanti affreschi quattrocenteschi superstiti della chiesa, che rivelano significative affinità con alcune parti del ciclo di Teodolinda del Duomo di Monza, per poi proseguire, attraverso la lettura di documenti e testimonianze, con la narrazione di una delle pagine più cupe, ma certo da non dimenticate, della storia di Milano.