Visita guidata alla chiesa di Santa Maria presso San Satiro


 

La visita guidata alla chiesa di Santa Maria presso San Satiro a Milano è una sorpresa alla scoperta di un piccolo gioiello della città, che custodisce, tra i suoi molti tesori, anche la splendida sagrestia e le celebre architettura illusionistica di Bramante, veri e propri capolavori del Rinascimento italiano.

 

Quasi nascosta tra la via Torino e la via Speronari, Santa Maria presso San Satiro è uno degli edifici religiosi più affascinanti di Milano in quanto esemplificativo delle stratificazioni storiche e delle contaminazioni artistiche della città. L’edificio attuale venne costruito attorno ad un sacello del IX secolo, dedicato a San Satiro, fratello di Sant'Ambrogio, voluto dall’arcivescovo Ansperto di Biassono: del sacello, oltre all’architettura, restano visibili alcuni brani di rari affreschi d’età carolingia.

 

L'edificio conobbe una trasformazione radicale alla fine del Quattrocento, quando venne eretta l’adiacente chiesa di Santa Maria al fine di custodire un’icona ritenuta miracolosa, tuttora esistente. I lavori vennero affidati all'architetto urbinate Donato Bramante, che ne strutturò la navata ed il transetto, ma per mancanza di spazio in corrispondenza del presbiterio trovò la soluzione per cui oggi San Satiro è famosa anche oltre i confini cittadini: una finta architettura illusionistica in stucco che dà l’impressione ottica di profondità pur misurando poco meno di un metro.

 

Oltre che nella soluzione prospettica del presbiterio, Bramante esibisce la propria cultura rinascimentale nell'adozione della pianta centrale e nel repertorio antiquario che contraddistinguono la bellissima Sagrestia, impreziosita dalle decorazioni in cotto di Agostino de Fondulis, autore anche del gruppo scultoreo del Compianto su Cristo Morto, oggi collocato nel sacello di San Satiro.

 

La facciata è frutto di un intervento tardo-ottocentesco che andò a completare il progetto, rimasto interrotto, di Giovanni Antonio Amadeo, architetto apprezzatissimo a quell’epoca, già operativo al cantiere del Duomo di Milano e alla Certosa di Pavia