L'Ultima cena di Leonardo da Vinci, conservata nel refettorio della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano è stata protagonista di una fra le campagne di restauro più lunghe e difficili della storia. La necessità di continui interventi è dovuta alla tecnica stessa con cui Leonardo realizzò l'opera milanese: pur essendo un dipinto su muro, il Cenacolo non è un affresco in senso stretto (la tecnica più duratura utilizzabile per i dipinti murali), bensì una tempera mista su gesso. Leonardo volle sperimentare questo particolare metodo pittorico per aggirare gli ostacoli e i limiti della tecnica ad affresco, ma il risultato non fu quello sperato. La tecnica sperimentale utilizzata da Leonardo si rivelò infatti molto fragile e particolarmente soggetta a deterioramenti dovuti all'umidità; nel 1566, dopo soli settant'anni dalla realizzazione dell'Ultima cena, il grande critico dell'arte Giorgio Vasari in visita a Milano scriverà che del Cenacolo "non si scorge più [nulla] se non una macchia abbagliata".
Questo rapido declino ebbe due grandi conseguenze: la prima fu una continua premura da parte di pittori anche poco dotati di ridipingere il dipinto leonardesco laddove si era deteriorato maggiormente, provocando una continua ed inesorabile sovrapposizioni di "falsi" sull'originale leonardesco. La seconda conseguenza fu un tentativo di mantenere viva la memoria del capolavoro del genio toscano producendone un gran numero di copie, oggi sparse un po' ovunque, affinché si mantenesse intatta l'immagine di un'opera che stava sparendo.
Nel corso dei secoli diversi restauri non sempre ortodossi hanno via via ridipinto e tentato di ricostruire l'originale leonardesco, che stava letteralmente cadendo a pezzi.
Durante la seconda guerra mondiale, la chiesa di Santa Maria delle Grazie venne bombardata e una parete del refettorio crollò. In quella occasione il dipinto leonardesco venne protetto con dei sacchi di sabbia.
Con l'ultimo restauro, durato dal 1977 al 1999 si è cercato di asportare tutti gli strati pittorici non autografi per riportare alla luce ciò che rimaneva dell'opera leonardesca, integrandola in maniera discreta laddove risultava ormai illeggibile.
Giovan Pietro Rizzoli detto il Giampietrino
Copia dell'Ultima cena di Leonardo da Vinci
Olio su tela, 1515 circa
Oxford, Magdalene College
Tullio Lombardo
Copia dell'Ultima cena di Leonardo da Vinci
Scultura, fine XV secolo
Venezia, Chiesa di Santa Maria dei Miracoli
Anonimo fiammingo
Copia dell'Ultima cena di Leonardo da Vinci
Olio su tela, 1500 circa
Belgio, Abbazia di Tongerlo
Antonio della Corna
Copia dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci
Affresco, fine XV secolo
Milano, Basilica di San Lorenzo
Anonimo lombardo
Copia dell'Ultima cena di Leonardo da Vinci
Olio su tela, 1570 circa
San Pietroburgo, Museo dell'Hermitage
Manifattura fiamminga
Copia dell'Ultima cena di Leonardo da Vinci
Arazzo, 1505-1515 circa
Città del Vaticano, Musei vaticani
Cesare Magni
Copia dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci
Olio su tela, 1520 circa
Milano, Pinacoteca di Brera
Giovanni Pietro Birago
Copia dell'Ultima cena di Leonardo da Vinci
Incisione, 1500 circa