Mostra "Adolfo Wildt" a Milano


 

La mostra "Adolfo Wildt" a Milano presenta, dopo la rassegna su Medardo Rosso, una nuova mostra dedicata a un altro assoluto protagonista della scultura internazionale a cavallo tra Otto e Novecento, Adolfo Wildt. Nato a Milano in un'umile famiglia di lontane origini svizzere, a undici anni entra a bottega da Giuseppe Grandi, scultore della Scapigliatura milanese, per poi collaborare più tardi con lo scultore tardoromantico Federico Villa, presso il quale dimostra da subito la sua speciale sensibilità a lavorare il marmo, che farà di lui un richiestissimo finitore.

 

L'esposizione del suo vero primo lavoro, la Vedova del 1892, favorisce la conoscenza del collezionista prussiano Franz Rose, che sarà il suo committente per ben diciotto anni nonché il fautore della sua fortuna critica in area germanica, soprattutto nell'ambiente della Secessione di Monaco. Il riconoscimento in Italia avviene nel primo dopoguerra grazie ai contatti con il gallerista Vittore Grubicy, con il pittore Gaetano Previati, con i critici Raffaele Giolli e Margherita Sarfatti e con l'industriale Giuseppe Chierichetti, che nel 1919 gli commissiona la Vittoria alata. Muore nel 1931 dopo aver ricevuto l'onore di una sala retrospettiva alla I Quadriennale di Roma.

 

Cresciuto negli anni di diffusione del Liberty, prima, del Simbolismo, poi, Wildt ha saputo elaborare un linguaggio personalissimo dove l'espressionismo si mescola a reminiscenze dell'arte antica, del Rinascimento, ma anche neogotiche, per dare vita a potenti soluzioni formali che ne hanno determinato un successo di critica controverso.

 

Per far conoscere questo artista unico e originalissimo al grande pubblico, la Galleria d'Arte Moderna di Milano, in collaborazione con il Musée d'Orsay di Parigi, presenta un'eccezionale mostra che affianca il capolavoro conservato nel museo milanese, Vir Temporis Acti, ad alcuno capisaldi della produzione di Wildt, come l'Autoritratto delle tre croci, emblema della simbiosi tra arte e vita, di cui una fusione in bronzo decora la tomba dello scultore al Cimitero Monumentale. Un'occasione unica per riscoprire la capacità di Wildt di infondere forza e carattere ai soggetti sacri e profani attraverso un gioco di luci ombre e volumi nel marmo, suo materiale di elezione.